Home Musica Musica ∼ Opinioni Recensione – Sleater Kinney, l’inconfondibile sound è tornato

Recensione – Sleater Kinney, l’inconfondibile sound è tornato

0 2313
sleater kinney

di Irene Tempestini

 

E venne il giorno in cui il punk e l’alternative rock tornarono agli antichi fulgori. No, non è la solita utopia pacchiana, succederà davvero il prossimo 20 gennaio, e non nei sogni inquieti di un attempato Peter Pan con reminiscenze adolescenziali.  Accadrà grazie al ritorno delle Sleater Kinney, regine  incontrastate, negli anni ’90, delle migliori scudisciate punk/rock. Il trio, composto da  Corin Tucker (voce/chitarra), Carrie Brownstein (voce/chitarra) e Janet Weiss (batteria), è pronto dunque a farsi nuovamente largo grazie a No Cities To Love, in uscita  dopo 10 anni daThe Woods (2005), che è stato tra tutti, il loro album meno identificativo.

SleaterKinney_NoCitiesToLove_cover

Il nuovo lavoro del trio formatosi ad Olympia (Washington), nel 1992,  sulla scia del riot grrrl (più per i testi che per le scelte musicali), contiene 10 brani dai ritmi incalzanti. Già ascoltando la prima canzone  infatti, dal titolo Price Tag, si intuisce che le nostre ladies sono tornate con l’intento di colpire duro su pelli e corde, trasportate dalle voci agguerrite e potenti  di Corin e Carrie.

E così Weiss ci scuote senza pietà per  l’intera durata dell’album, Tucker e Brownstein giocano alternando sonorità punk, grunge, talvolta accarezzate da vellutati richiami blues, mentre le voci  fanno da traino grazie ad  un’avvincente  progressione vocale, che cresce in intensità minuto dopo minuto.

Prepotentemente si fa riconoscere lui, quell’inconfondibile sound creato da una delle migliori punk/alternative rock band di sempre, quel sound nel quale  si fondono diverse atmosfere , che attingono dal punk, dal rock, dal grunge, dall’indie, e sul quale soffia spesso un piacevole vento di modernità. Un sound originale, tratto distintivo della band, che sembrava essersi perso e che invece è riemerso più forte e intransigente di prima.

Incredibili gli inseguimenti tra batteria, chitarre e voce,  ad esempio in A New Wave,  brano nel quale i ritmi sono serrati e la parte vocale, sempre più graffiante e protagonista, strizza maliziosa l’occhio al vigore della batteria e alle impennate delle chitarre.  La stessa energia si ripete e si amplifica nel brano successivo, No Anthems (uno dei migliori), con l’ennesimo eccitante inseguimento tra strumenti e voce.

Forza, grinta, sonorità complesse  ma all’apparenza scarne, e un pizzico di sensualità femminile che non guasta mai, sono gli ingredienti principali che caratterizzano l’album delle Sleater Kinney, come del resto i lavori precedenti della band, sinceri e  pregevolmente grezzi (soprattutto Call The Doctor (1996) e Dig Me Out (1997), capaci di creare un mondo a parte e tirare a sè critica e pubblico.

L’album chiude con  Fade, una traccia regale, dalla struttura complessa e avanguardistica, perfetta sintesi di un lavoro ben fatto, godibile dall’inizio alla fine.

 

Tracklist “No Cities To Love”:

1. Price Tag
2. Fangless
3. Surface Envy
4. No Cities to Love
5. A New Wave
6. No Anthems
7. Gimme Love
8. Bury Our Friends
9. Hey Darling
10. Fade

 

Brani preferiti da zest.today:

A New Wave, No Anthems, Bury Our Friends, Fade.

 

‘No Cities to Love’ , disponibile dal 20 gennaio su CD / LP / Digitale . Disponibile anche un’edizione deluxe limitata, su vinile bianco.

NO COMMENTS

Leave a Reply