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Walker, pietra miliare del darwinismo di Strummer

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Il viaggio musicale di Joe Strummer

di Riccardo Tronci

– Qualcosa unisce Charles Darwin e Joe Strummer. Entrambi sono di nazionalità inglese, certo, ma questo sarebbe troppo poco.

Sir Charles Darwin scrisse una importantissima pagina di cultura ed antropologia, destinata a rivoluzionare radicalmente la visione del mondo da parte dell’uomo. Un mondo suddiviso in specie che lottano per la sopravvivenza, affrontando i cambiamenti dei contesti evolvendo. “Non è la specie più forte a sopravvivere, e nemmeno quella più intelligente ma la specie che risponde meglio al cambiamento” scrive Darwin “La storia dell’evoluzione insegna che l’universo non ha mai smesso di essere creativo o inventivo” continua Karl Popper.

Joe Strummer viene associato generalmente e correttamente al genere punk rock, la sua penna ha fotografato una generazione “senza futuro”, ha saputo descrivere un’idea sociale differente, mentre la sua chitarra graffiava gli animi scuotendo le coscienze. La rivoluzione musicale dei “tre accordi” scatenava le generazioni giovani e se alcuni gruppi si accontentavano di cavalcare l’onda, lanciare anatemi sulla società e vivere nel pieno la propria rivoluzione culturale, i Clash camminavano per la propria strada.

walker 1Da White Riot alla cover di I fought the law, da London Calling a Spanish bombs, il gruppo guidato da Strummer insegue la musica, l’analizza, cerca e trova contaminazioni, ed incontra un pubblico fedele che semplicemente realizza: “Anche questo è punk? Ok” (come dice lo stesso Strummer in una intervista). Un lungo complicatissimo filo ricco di nodi ed intrecci collega White Riot a Johnny Appleseed, appartenente alla produzione di Strummer con i Mescaleros. E ancora prima, a fine anni ottanta, alla breve distanza dallo scioglimento dei Clash, ecco Walker. Walker, colonna sonora del film omonimo.

Il darwinismo musicale di Strummer si conforma qui alla necessità di accompagnare una storia e lo fa raccogliendo sonorità western, latine, vagando tra Ennio Morricone e Rock the Casbah, creando le attese del duello e della fuga, o parlando di atmosfere calde e rilassanti. La chitarra fa da protagonista in “Latin Romance“, dove si riconosce la ricerca strummeriana di poche note struggenti, in grado di arrivare dirette al cuore con un messaggio preciso, mentre “Musket Waltz” compone strumenti a trilli e suoni quotidiani, in un capriccio onirico. Epica “The Brooding side of Madness“, dove si rincorrono sovra incisioni e piccole parti precise assegnate ad ogni strumento. Strummer stesso sembra suonare un’intera orchestra, assegnando ad ogni elemento una piccola e definita parte, creando un’atmosfera insolita, carica di pathos ed emozione. Joe Strummer torna ad essere, come nella sua prima esperienza musicale, country e folk in “Tennessee Rain“, preludio dei futuri anni con i Pogues e successivamente con i Mescaleros.

Walker è un piccolo capolavoro, uno scrigno che solo un musicista pronto ad evolversi, attento alle contaminazioni, curioso come Strummer poteva creare. Chiunque abbia ascoltato con passione per anni i Clash o lo Strummer solista non si aspetterebbe un album di questo stampo. Eppure, una volta premuto il tasto play, la perplessità lascia immediatamente spazio al coinvolgimento emotivo, le sonorità appaiono improvvisamente calde, conosciute, amiche. E questo perchè Strummer è certamente il filosofo, il poeta ed il musicista punk in assoluto, ma al tempo stesso non lo è. Le definizioni sono etichette troppo restrittive per il genio.

Walker è un film del 1987, uscito negli ultimi anni anche in Italia, che ha portato al successo Ed Harris, ma senza riscuotere grandi favori dal pubblico. Si tratta di una sorta di spaghetti-western ispirato ad una storia vera: un generale al comando di un gruppo di mercenari tenta di espandere i propri domini, riuscendo rocambolescamente anche a fare un colpo di stato in Nicaragua. L’operazione finirà in una completa disfatta.

Il senso per la sperimentazione è forse semplicemente curiosità innata, oppure dovuto anche in parte allo stile di vita condotto da sempre. Joe Strummer nasce giramondo, a causa del lavoro svolto dal padre (funzionario del ministero degli esteri britannico): “Ho avuto un’esistenza itinerante tra luoghi differenti. In Messico ho anche frequentato per due anni una scuola di lingua spagnola. In ogni situazione noi eravamo guardati come fenomeni da baraccone. Ho fatto il pieno di immagini e suoni in posti davvero strani. Da bambino ho avuto diverse cose piuttosto bizzarre” dice lui stesso. Strummer e Jones si sono recati più di una volta insieme in Giamaica, proprio allo scopo di comprendere una musica dalla vocazione simile a quella punk, con simili problemi denunciati, con, come attore, il popolo nero. E Strummer, una volta sciolti i Clash, si dimostrò forte conoscitore di musica nel suo programma alla BBC London Calling (“This is London Calling, London Calling...”).

Quella di Joe Strummer è una ricerca atavica, è la ricerca dell’uomo, della sua inspiegabile varietà, capacità di essere sempre uguale e differente alle più disparate latitudini, il suo è un approccio alla vita multietnico e terzomondista. Se sorride chiamandosi da solo “Punk Rock Warlord” in una intervista, al tempo stesso da icona mondiale musicale lo vediamo (nel film documentario “Future is unwritten”) ridursi da solo, compiaciuto, a semplice strimpellatore di quartiere facendo volantinaggio per un suo concerto a margine di una strada (!). In Walker troviamo l’indagine, la curiosità, la semplicità, l’emozione, una colonna sonora attuale, scritta per un futuro ancora da scrivere.

Joe Strummer, Walker, colonna sonora 1987

Brani: Filibustero, Omotepe, Sandstorm, Machete, Viperland, Nica Libre, Latin Romance, The Unknown Immortal, Muskey Waltz, The Brooding Side of Madness, Tennessee Rain, Smash Everything, Tropic of no return, Tropic of Pico

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