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Satoyama, recensione di Sinking Islands, top album del mese

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di Irene Tempestini

 

Satoyama, recensione di Sinking Islands, top album del mese

 

Difficile raccontare le emozioni provate fin dal primissimo ascolto. Il tuffo al cuore sentito ripetutamente, la sensazione di totale ammirazione per suoni così belli, ricercati, ora armoniosi, ora cupi; la commozione, lo stupore e il piacere nel sentirsi avvolti per l’intera durata dell’album. Sì perché Sinking Islands dei Satoyama, in uscita il 1 aprile 2022 per Auand Records e distribuito da Goodfellas, è di una bellezza assoluta, disarmante, difficile da spiegare, come del resto tutte le cose più dannatamente belle.

Incredibile come un album possa travolgere e stravolgere così potentemente, trascinare in un vortice di emozioni tanto diverse, che contemplano la gioia, la tristezza, la profonda malinconia, il tormento intriso di speranza. Il merito è di quattro meravigliosi ragazzi piemontesi Marco BellafioreLuca Benedetto, Gabriele Luttino e Christian Russano, che meritano applausi scroscianti per questo gioiello contenente 9 tracce. E se talento è un sotantivo di cui spesso si abusa impropriamente, qui non bisogna temere, perché  il talento c’è e come nei Satoyama, ed esplode ad ogni secondo di ascolto, in quello che più che un concept album è una composizione mistica di rara bellezza. 

Nove tracce che ci accompagnano in un viaggio ipnotico tra le lande del nostro pianeta, così in difficoltà e fiaccato dai suoi stessi figli, noi esseri dis-umani. Finti ignari della devastazione che stiamo portando, con i cambiamenti climatici che forse non riusciremo a fermare, perché sappiamo ma ci giriamo sempre dall’altra parte. Ogni traccia dell’album dei Satoyama ha il nome di un luogo che affonderà se non faremo qualcosa. Ecco quindi Tuvalu, Palau, Kiribati e anche la nostra Venezia. E i Satoyama, con la loro musica, vogliono attirare l’attenzione sulla tematica urgente, ma anche incentivare l’azione contro il climate change. Ecco perché con ogni concerto finanziano un progetto di sostenibilità. Ai suoni e al concetto, seguono i fatti concreti, del resto il pianeta ha bisogno di azioni immediate per essere salvato. Le chiacchiere se le porta via il vento.

Nauru è un fiume di suoni ricercati, con protagonista la tromba, che ben divide la scena con la splendida chitarra e il sontuoso contrabbasso. Impeccabili.

Tuvalu prosegue il viaggio tra sonorità così originali e struggenti, tra accordi, sferzate di synth e i cambi ritmici frequenti. Entusiasmante.

Venice e la successiva Kiribati sono altre due mete del viaggio onirico e introspettivo di Sinking Islands. Un passo dopo l’altro scopriamo le nostre emozioni e ci sbattiamo contro. Ne siamo ora spaventati, ora cullati. L’incoscienza prende piano piano consapevolezza di quello che accade intorno, volenti o nolenti. Ricerche sonore di assoluta qualità.

In Maratua la cupa dolcezza del contrabbasso e la struggente malinconia della tromba, ci fanno strada in un paesaggio immaginario ed emotivo. La musica ci entra nelle viscere e attraversa ogni centimentro della nostra pelle. Bellezza senza confini. Tocca l’anima. Brividi.

Suva e la successiva Palau sono sentieri ardui da attraversare, sospesi tra le note struggenti della tromba, un vero e proprio ricamo sull’intero tappeto musicale. Brano spettacolare, con una narrazione intrisa di emozioni nostalgiche e un retrogusto di speranza.Il glockenspiel in Suva ci ricorda atmosfere lontane, di quando eravamo bambini e ci dà un barlume di piacere ancestrale.

Solomon è un brano tenebroso, a tratti accarezzato dal suono della tromba. L’attesa è sottolineata dal costante riverbero che come un falco sorvola l’insieme dei suoni.

Sinking Islands si chiude con Niue e le sue note di una dolcezza primordiale. Ci lasciamo cullare e trasportare in volo sopra la nostra Madre Terra, che nonostante tutto ci abbraccia. Dovremmo ricordarci però, ogni giorno, ogni minuto, del male che le facciamo, distruggendola lentamente e inesorabilmente. E che il male che facciamo a lei, ci tornerà indietro come un boomerang.

Sulla realizzazione dell’album i Satoyama hanno riferito che “è stato molto importante per noi la ricerca di un “paesaggio sonoro” che fosse sincero, incisivo, caratterizzato e immaginifico.
Abbiamo lavorato a questo disco in modo collettivo, partendo da piccole idee musicali; queste sono state discusse, elaborate, modificate e rese più “nostre”, in un modo tale per cui l’apporto musicale di ognuno di noi fosse in perfetto equilibrio con quello degli altri, con l’unico scopo di raggiungere una forma e un suono che soddisfacesse tutti.”

SINKING ISLANDS TOP ALBUM ZEST DI APRILE

 

I Satoyama sono:

Luca Benedetto – Tromba e tastiera
Christian Russano – Chitarre ed elettronica
Marco Bellafiore – Contrabbasso ed elettronica
Gabriele Luttino – Batteria, glockenspiel ed elettronica

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Segui i Satoyama su:

Sito Web: satoyama.eu

Facebook: satoyamamusic

Satoyama, Sinking Islands tracklisting:

  1. Nauru
  2. Tuvalu
  3. Venice
  4. Kiribati
  5. Maratua
  6. Suva
  7. Palau
  8. Solomon
  9. Niue

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BIO:

Piemontesi, nel corso degli anni vincono il contest under 30 del Barolo Jazz Club (2014); partecipano al progetto “Sonic Genome” di Anthony Braxton; vincono il primo premio della rassegna Taste of Jazz organizzata da Novara Jazz (2016); collaborano con l’artista cinese Lavia Lin, portando il concerto con live-painting in Italia, Slovenia e Germania; vengono inseriti nella compilation “Nuova Generazione Jazz: Young Jazz from Italy / 2018” , a cura di A.D.E.I.D.J. (associazione delle etichette indipendenti di jazz), I-JAZZ e Il Jazz Italiano.
Nel 2015 la loro prima uscita discografica “Spicy green cube”.
A fine 2016, invitati dal ministero della cultura svedese, partono per un tour in Svezia e Danimarca, accompagnati dal sassofonista svedese Jonny Wartel, con il quale incidono “In Sweden”.
Il loro terzo album “Magic Forest” (2019), pubblicato dall’etichetta italiana Auand Records e ispirato ai temi ambientali, è stato premiato come uno dei 100 migliori dischi del 2019 dal giornale JAZZIT.

Nello stesso anno hanno iniziato una fruttuosa collaborazione con Fano Jazz Network, portandoli a vincere il bando “Per Chi Crea” promosso e finanziato da SIAE e Mibact.
Il progetto “Build a Forest”, nasce dall’esigenza di far convivere la musica con l’interesse per l’ecologia e li ha portati , a marzo 2020, in un tour a zero emissioni di CO2 da Mosca a Vladivostok attraverso la trans-siberiana. Da questa esperienza nasce il docufilm “Rails” diretto dal regista Fabio Dipinto.
Nel 2021 nasce la collaborazione con il collettivo teatrale Biloura con il quale inizia la creazione dello spettacolo “Sinking Islands” liberamente ispirato alle musiche dell’omonimo album dei Satoyama che uscirà nel 2022 sempre per Auand Records.
Nello stesso anno la loro associazione “Build a Forest” inizia a tessere una rete tra gli addetti ai lavori e a mettere in luce come una nuova forma di relazione tra arte ed ecologia sia possibile.

Hanno suonato in numerosi festival, tra cui: Ivrea (Open Papyrus Jazz Festival), Torino (Torino Jazz Festival e Narrazioni Jazz), Novara (Novara Jazz Festival), Pianfiorito Jazz, Milano (JAZZMI), Fano (Fano Jazz by the Sea), Roma (Sinapsi Fest), Treviso (Sile Jazz), JAZZIT Fest, Rotterdam (North Sea Round Town Festival) e in svariati club in Italia, Svezia, Danimarca, Germania, Francia, Svizzera, Slovenia, Slovacchia, Austria, Russia.

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