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AWOLNATION, uno schiaffo alla monotonia

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Recensione del nuovo studio album Here Come The Runts

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di Irene Tempestini

 

Ci avevano lasciati due anni or sono con le spalle al muro, senza alcuna pietà, e come allora eccoli tornare e avventarsi su di noi schiaffeggiandoci a colpi di note con il nuovo album “Here Come The Runts”(Red Bull Records).

Uno schiaffo alla compostezza immobilizzante della quotidianità e alla monotonia di molte produzioni musicali, spesso vuote come lo spazio intergalattico. AWOLNATION, carissimi, che ennesima e piacevole botta tra capo e collo.

Quattordici brani con indecifrati watt da maneggiare e gustare con molta cura. Una dopo l’altra esplodono mine antinoia che rilasciano quantità incontrollabili di architetture sonore, cambi ritmici, innesti melodici in un mix ricco di spunti e sfumature da far impallidire anche i più reticenti. Non sono certo canzonette, scordatevi quindi di emettere giudizi affrettati se non avete voglia di ascoltare più di una volta e tutto d’un fiato l’album, fermandosi ai singoli piani degli altissimi grattacieli musicali costruiti dall’impresa Aaron Bruno & Co. Un’infinità di finestre da cui affacciarsi per gustare un panorama sonoro pressochè unico. Il grattacielo di una qualche metropoli? No, il grattacielo di un Paradiso musicale in cui quelli come noi sperano di finire un giorno.

Innamorati follemente degli AWOLNATION fin dai tempi di Sail, tremavamo al pensiero che dopo il penultimo studio album Run potessero aver smarrito la vena produttiva e creativa, cosa che invece non è affatto accaduta.

Ci sono potenza e sensualità, liberate nei continui e sfrenati amplessi di note, ci sono eros e pathos velato nei ritmi più dolci, c’è possenza nei preludi e tanti gli apici orgasmici nelle accelerate. Che dire della quantità di sfaccettature che ogni brano offre, non bastano cinque ascolti di ognuna per assimilarle e godersele tutte.

“Here come the runts”, che è anche il titolo dell’album, apre le danze con un’escalation che fa capire fin da subito di che pasta è fatta tutta la produzione, mixata in modo tale da non essere mai prevedibile. Apprezzatissimi gli stop e le ripartenze, con i perfetti cambi ritmici mai fuori luogo. ” Passion” stupisce per la forza, per il messaggio e anche per il video che dona valore aggiunto ad un brano carico e rock, già di per sè riuscitissimo.

“Sound Witness System” funge da freno ritmico, portandoci a fluttuare in un mood RnB ed electro funky godibilissimo.

Con “Miracle Man”si riparte in quarta marcia ritrovando tutto il meglio a cui ci ha abituato Aaron.

“Handyman” è una delle tracce più belle, per la melodia ben riuscita, la purezza della chitarra acustica e perchè il tuttofare Bruno ci convince sempre di più. La successiva “Jealous Buffon” è un’altra chicca , una perfetta miscela di suoni e ritmi elettro pop fatti ad arte. “Seven sticks of dynamite” frena per un attimo la corsa, immergendoci in atmosfere country rock; del brano consigliatissima la visione del video, probabilmente uno dei più belli degli ultimi anni. Siamo letteralmente impazziti per gli avventori del locale, tra cui lo stesso Aaron, impegnati in un perfetto headbanging prima, e in una mega rissa poi. Deliziosi i cameo di Duff McKagan chillin like a villian e Rick Rubin dietro al bancone del bar. Voto 10 a questo brano che ci sconquassa con la potenza di sette candelotti di dinamite (mai titolo fu più azzeccato).

Riprendiamo un attimo fiato con “A little luck… and a couple of dogs” per poi riaccelerare con “Table for one”. Difficile immaginare Aaron seduto da solo ad un qualsiasi tavolo. Noi, senza vergogna alcuna, non lo permetteremmo mai.

La fischiettante “My Molasses” è forse il brano meno influenzato dalle sonorità elettroniche, ma è talmente ben architettato che viene da chiedersi se esiste qualcosa, musicalmente parlando, che gli AWOLNATION non siano in grado di fare e bene. Alla potente e sincopata “Cannonball” segue la conturbante “Tall, tall tale” in cui torna a pieno regime il talento di producer di Bruno, che si caratterizza per la dimestichezza con cui riesce ad unire tante sonorità diverse e altrettante ricercatezze, senza sembrare mai inopportuno. In pochi riescono a mescolare così tanto le carte senza risultare irritanti. Talmente bravo che anche un’intromissione strumentale come “The Buffoon” è perfettamente adeguata e ben riuscita.

“Stop that train” conclude questo bel viaggio atteso da tempo e noi certo che lo fermiamo volentieri cari Awolnation quel treno, ma perchè vogliamo salirci sopra e sedere accanto ad un macchinista dal talento puro e raro come Aaron Bruno. Un viaggio che ci auguriamo sia senza fine e sempre sorprendente . Ma le sferzate con cui si conclude “Here come the runts” altro che fermarlo quel treno! Altissima velocità, adrenalina pura, per uno dei migliori album degli ultimi anni, grazie a quello che si conferma essere uno dei più talentuosi artisti e produttori dell’intero panorama musicale mondiale.

The genius is back, don’t stop that man!

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AWOLNATION – Here Come The Runts

1. Here Come The Runts

2. Passion

3. SOund Witness System

4. Miracle Man

5. Handyman

6. Jealous Buffoon

7. Seven Sticks Of Dynamite

8. A Little Luck… And A Couple Of Dogs

9. Table For One

10. My Molasses

11. Cannonball

12. Tall, Tall Tale

13. The Buffoon

14. Stop That Train

 

 

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