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Cultura – Rubrica “I più amati dagli italiani”: Wojtyla, il papa dei giovani

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giovanni paolo II

di Roberto Fiordi

 

Nei monti delle Alpi Retiche meridionali atterrò un elicottero che trasportava due importanti Capi. Era il 16 luglio del 1984 e un magnifico sole si specchiava sul manto nevoso di Adamello, dove uno dei due Capi fu lesto a mettersi in muta blu e occhiali da sole per poi solcarlo con un paio di sci sotto i piedi e dare spazio alle proprie doti da sciatore, pur non essendo né un maestro di sci e tanto meno un professionista. L’altro, invece, se ne stava fermo a esalare boccate di tabacco dalla sua affezionata pipa, mentre con il cannocchiale seguiva gli slalom dell’amico in pienissima forma. Al suo ritorno si complimentò: << … lei è un vero maestro, scia come una rondine.>>

<< Qualcuno griderà allo scandalo per questa nostra giornata>>replicò lo sciatore accaldato ma felice,<< in quanto>>proseguì a dire, <<mai in passato si è verificato nulla di simile nei rapporti fra Stato e Chiesa. Ma non c’è scandalo quando si fa qualcosa in nome dell’amicizia e di valori autenticamente umani.>>

Proprio così, la Santa Sede e il Quirinale avevano sancito una sincera amicizia che si consolidava nei medesimi principi di umanità, nonostante uno fosse ateo e l’altro il massimo esponente del clero. Stiamo parlando di Sandro Pertini e papa Wojtyla nelle vesti di Giovanni Paolo II.

Era una gita che in gran segreto le due prestigiose personalità avevano organizzato, proprio in nome di un’amicizia stretta già sei anni prima: qualche giorno dopo l’elezione di Wojtyla al Soglio Pontificio, quando questi invitò il Capo dello Stato a colazione da lui e immediatamente ci fu sintonia fra i due. La congiuntura dei loro discorsi era la madre del Presidente della Repubblica: donna molto credente e attaccatissima alla Chiesa.

L’attaccamento ai giovani era un altro ponte di congiuntura fra le due autorità. L’amore di Giovanni Paolo II verso le nuove generazioni era un amore del tutto incondizionato. Nelle nuove leve della vita vedeva l’avvenire e la speranza della Chiesa. Amava i giovani appassionatamente e li cercava. E il suo richiamo non era fine a se stesso: il suo carisma, il suo sorriso, volevano dire eserciti di ragazzi al suo cospetto in Piazza San Pietro. Ed era stato proprio in Piazza San Pietro che a seguito della prima preghiera all’Angelus, il 22 ottobre 1978, manifestò ai giovani il desiderio di loro. <<Voi siete l’avvenire del mondo >> enunciò con il cuore in mano, << la speranza della Chiesa. Voi siete la mia speranza. >>

Sulle orme di questo messaggio, il Santo Padre promosse uno spazio da riservare ai giovani all’interno della Chiesa e si adoperò dunque al fine di fondare quella che conosciamo con il nome di: Giornata mondiale della gioventù, che è un incontro annuale internazionale di spiritualità dei giovani cattolici.

Karol Josef Wojtyla è il Papa della pace, ma anche l’uomo dei due mondi, essendo di provenienza polacca, quando la Repubblica Popolare di Polonia (così conosciuta dal 1945 al 1989) era ancora sotto il dominio comunista sovietico; quando, cioè, l’Est e l’Ovest erano due mondi a sé. Nativo di Wadowice, una città distante poco meno di cinquanta chilometri da Cracovia, dove ha soggiornato per studiare, lavorare e servire Dio, sin dagli albori del suo pontificato si è adoperato energicamente con azioni politico-diplomatiche per combattere il comunismo bolscevico russo di quello chiamato Partito Comunista dell’Unione Sovietica, che conosceva molto bene. È intervenuto spesso nei confronti di esponenti del clero che manifestavano avvicinamenti a politici di area marxista.

Prima che diventasse papa, Karol è stato uomo… Un impavido uomo che ha conosciuto la sofferenza, e in nome di Dio ha saputo soffrire, accettare e con un grande cuore saldo ritirarsi sempre su e guardare avanti. Giovanissimo restò orfano di madre. Poco dopo gli morì anche il fratello Edmund. Ancora giovane perse pure il padre. In piena guerra, durante l’occupazione tedesca in Polonia, fece gli studi clandestini in seminario e per non essere deportato dai tedeschi si mise a lavorare nelle cave di pietra vicino a Cracovia. Appassionato di teatro s’iscrisse allo “Studio 38”, un circolo teatrale e fu attore con quella compagnia di amici.

La fumata bianca dal comignolo della Sistina si era levata il giorno 16 ottobre 1978, dopo l’ottavo scrutinio e alle 18,45 il cardinale protodiacono, Pericle Felici, aveva annunciato:<<Annuntio vobis gaudium magnum; habemus Papam: Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum, Dominum Carolum, Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Wojtyła qui sibi nomen imposuit Ioannis Paul.>>

Dal finestrone di Piazza San Pietro si affacciò un timido volto che conquistò il mondo fin da subito con le parole in un arrangiato italiano: <<Non so se potrei bene spiegarmi nella vostra… nostra lingua italiana. Se mi sbaglio, mi corigerete.>>

Nel 1981 Karol Josef Wojtyla fu vittima di un attentato da parte di un poco più che ventenne turco, Mehemet Alì Agca, che gli inflisse due colpi di pistola nel torace mentre stava passando fra i fedeli a bordo della sua Papamobile.

<<Gesù mio. Maria, madre mia.>> Erano le parole che Giovanni Paolo II sospirava ininterrottamente in polacco durante il trasporto in ambulanza al Policlinico Gemelli di Roma, dove subirà un delicatissimo intervento durato circa sei ore. È quanto racconta il medico personale del papa, il professor Rodolfo Proietti.

I motivi del folle gesto continuano ancora oggi a essere avvolti nel mistero. L’attentatore dal carcere non ha mai svelato testimonianze certe. Ci domandiamo se a premere quel grilletto per mano del killer professionista turco sia stata Mosca, la massoneria vaticana, l’Occidente, la criminalità organizzata, o qualsiasi altra cosa, dal momento che questo papa poteva essere stato ritenuto una minaccia.

Un pontificato durato ventisei anni e mezzo circa, il terzo più lungo della storia, conclusosi precisamente un decennio fa.

Gli ultimi anni sono stati minati dalla malattia, tuttavia il Santo Padre continuava a non arrendersi e a lottare con tutte le forze che gli erano rimaste. Affrontava le proprie vicende personali confrontandosi con le sue malattie.

Il 2 aprile del 2005 il bollettino medico definisce le sue condizioni sempre più gravi; ma la mattina stessa, prima dell’aggravarsi delle sue condizioni, alla notizia che la folla era piena di giovani, il suo ultimo pensiero per loro è stato: << Vi ho cercato. Adesso voi siete venuti da me. E di questo vi ringrazio. >>

Durante il pomeriggio, intorno alle 15:30, il Santo Padre sospira una frase che farà poi il giro del mondo: << Lasciatemi andare dal Signore.>>

Intorno alle 19:00 entra in coma. È sera e le persone sono assorte in preghiera, in attesa dell’annuncio che arriverà per bocca del portavoce vaticano Joaquin Navarro-Vals: << Carissimi fratelli e sorelle, alle 21:37, il nostro amatissimo Santo Padre Giovanni Paolo II, è tornato alla casa del Padre. Preghiamo per lui. >>

 

 

 

 

 

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