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Ghost House: Lawrence Carroll e i “fantasmi” positivi in mostra

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Lawrence Carroll Untitled, 2011 olio, cera e tela, secchi, scarpe, foglie

di Redazione

 

Lawrence Carroll

Ghost House

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna

fino al 6 aprile 2015

 

La mostra Ghost House ripercorrerà trent’anni di attività artistica di Lawrence Carroll, uno dei maggiori rappresentanti della pittura contemporanea; i visitatori potranno ammirare una sessantina di opere, alcune mai esposte prima, altre realizzate appositamente per l’occasione.

Ghost House  non segue nessun criterio cronologico e opere diverse sono messe in relazione tra di loro e con lo spazio che le ospita, come fossero pagine dello stesso libro.

Lawrence Carroll si ispira per la sua arte a Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Marc Rothko, Carl Andre, Donald Judd, Cy Twombly, Sean Scully, e soprattutto Giorgio Morandi, con il quale condivide l’amore per una dimensione intima, privata, il voler scoprire la realtà attraverso semplici oggetti di vita quotidiana, che sono semplici solo in apparenza, e che sono invece permeati di inesauribili possibilità interpretative nelle loro molteplici combinazioni.Come per Giorgio Morandi, anche per Lawrence Carroll la tela è il corpo che ospita il dipinto e come tale ha una sua ragion d’essere e diverse forme (concavo, convesso, tondo, quadrato..). Non solo tela ma vera e propria scultura.

Lawrence Carroll Untitled, 1990 olio, cera e tela su legno

Lawrence Carroll
Untitled, 1990
olio, cera e tela su legno

L’uso del colore da parte di Carroll è apparentemente monocromo: prevale una particolare tonalità di bianco ottenuto tramite strati successivi di pittura che lasciano trasparire imperfezioni, trame, tracce di interventi precedenti, un non-colore portatore di memorie, neutro, che Carroll definisce “off white color”. Si tratta di un bianco che vuole essere quanto più possibile vicino a quello della tela, che spesso ricopre una pittura precedente, che dà la possibilità all’artista di azzerare tutto e di ricominciare daccapo.

La prima sala espone alcuni lavori degli esordi, tra cui un dipinto sul tema del respiro; uno incentrato sul tema fondamentale del “cambiare pelle” ; un “cut painting”, in cui attraverso tagli sovrapposti e ricomposti l’artista introduce il disegno nel dipinto e al contempo ne rende visibile la storia, che anticipa lavori di una ventina di anni dopo, i “table paintings”, strutture aeree in legno e carta di giornale o cartone, di cui qui è mostrato un esemplare; un esempio di “stacked paintings”, che vedono la sovrapposizione di legno e tele dipinte.

Proseguendo dopo la prima sala, i “box paintings”che, come un corpo, esplicitano l’interno oltre che l’esterno del dipinto, con la tela che è come pelle; i “page paintings”, appesi perpendicolarmente alla parete, per renderli non inglobabili da un unico punto di vista; i “calendar paintings” che riprendono la stratificazione degli stacked paintings; gli “slip paintings”, costituiti da due forme solide rientranti l’una nell’altra; i “light paintings”, nei quali sono inglobate una o più sorgenti luminose; gli “erasure paintings”, che traggono spunto dall’esperienza di Carroll come illustratore e dalla sua volontà di superare questa fase e di andare oltre, inserendo nei dipinti illustrazioni per poi cancellarle quasi a voler cancellare se stesso; fino al suggestivo “freezing painting”, in cui creatività artistica e tecnica ingegneristica si incontrano per generare il senso di sospensione di una materia – 900 litri d’acqua ghiacciata – , che può in qualunque momento ritornare allo stato precedente. Il lavoro trae suggestione dal ciclo delle stagioni, con l’inverno rigido che ricopre tutto di ghiaccio, ma sotto questo strato la vita è sospesa per poi riprendere nel divenire della primavera. Tale ciclo, nella visione di Carroll è assimilabile alla pratica artistica che, in maniera ciclica, prendere qualcosa da chi precede e lo trasmette a chi verrà dopo. L’opera è stata esposta alla Biennale di Venezia 2013 nel padiglione della Santa Sede.

Lawrence Carroll Victory, 2009-2010 291 x 220 x 18 cm olio, cera, tela, lampadine, fili elettrici, giornali, legno

Lawrence Carroll
Victory, 2009-2010
291 x 220 x 18 cm
olio, cera, tela, lampadine, fili elettrici, giornali, legno

Alcuni lavori nuovi, per la prima volta visibili e realizzati da Lawrence Carroll appositamente per la mostra, si incontrano lungo il percorso.

Il titolo della mostra, Ghost House, trae spunto dall’omonimo scritto poetico di Robert Frost: è lo stesso Carroll a dichiarare come la poesia accompagni il suo lavoro in studio, a volte influenzandolo. Ghost House è sembrata subito adatta a fornire un titolo a un’esposizione che riporta alla luce i lavori degli esordi, sorta di “fantasmi” positivi della ricerca di Carroll, che si riverberano sulle opere che li hanno seguiti e su quelle future.

 

L’artista

Lawrence Carroll è nato nel 1954 a Melbourne, Australia. Nel 1958 la sua famiglia emigra negli Stati Uniti e si stabilisce in California. Dal 1976 frequenta l’Art Center College of Design di Los Angeles, dove si diplomerà nel 1980 e in questa fase lavora come illustratore e insegnante di disegno. Per ovviare alla scarsità di risorse da investire in materiali per la pittura impara ad assemblare da sé le proprie tele, pur senza utilizzare materiali di recupero, come spesso erroneamente si pensa, prassi che permarrà e si svilupperà nel suo lavoro anche in seguito.

Nel 1984 si trasferisce a New York, dove nel 1987 si tengono le sue prime esposizioni museali al Bronx Museum e al Queens Museum. Nel 1990 espone al al Musée des Beaux Arts di Bruxelles e nel 1992 partecipa alla IX Documenta di Kassel, dove tornerà anche nel 2005, ormai come uno dei più affermati artisti contemporanei. Fondamentale per Carroll è l’incontro negli anni Novanta con Giuseppe Panza di Biumo, importante collezionista che acquisirà numerosi suoi lavori e gli fornirà la possibilità di esporre in spazi dalla particolare valenza architettonica: Villa Panza a Varese, Palazzo Ducale a Gubbio, Palazzo della Gran Guardia di Verona, Karmelitenkirche a Monaco, S. Agostino a Bergamo.Nel 2013 è stato uno degli artisti invitati ad esporre nel Padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia.

Numerosi musei internazionali annoverano nelle loro collezioni opere di Lawrence Carroll. Tra questi il MOCA di Los Angeles, il Guggenheim di New York, il National Museum of Modern Art di Tokyo, il MART di Rovereto, la Galerie der Stadt Stuttgart di Stoccarda. L’artista ha insegnato pittura allo IUAV di Venezia. Vive e lavora tra gli USA e l’Italia.

 

 

 
 

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