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Art Club Disco, intervista alla costumista Sabrina Lopes

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di Paula Elena Liguori

 

Art Club Disco, intervista alla costumista Sabrina Lopes

 

Il mio lavoro mi porta spesso all’Art Club disco di Desenzano del Garda. Sono la couturiere della padrona di casa Madame Sìsì, titolare e Drag Manager (l’imprenditore Carlo Tessari) e vado spesso ad assistere agli show di drag queen del locale.

Gli spettacoli richiedono una lunga preparazione, anche il make up dura alcune ore; osservare questi artisti che letteralmente si trasformano è davvero qualcosa di affascinante. Il posto in cui entro per prima quando arrivo è la sartoria interna, dove vengono confezionati i costumi che vanno in scena durante le serate e anche quelli delle drag queen che accompagnano ai tavoli e fanno animazione. È li che ripongo la giacca e i miei effetti personali.

La sartoria è il regno di Sabrina Lopes, da più di 10 anni la costumista ufficiale dell’Art Club. Molto spesso ho assistito alla preparazione di costumi e alla vestizione degli attori, alla scelta degli accessori, alle prove sul palco e al corri corri generale prima e durante lo spettacolo. Mi ha colpita osservare Sabrina gestire tutti quei personaggi e i loro costumi, soddisfare le richieste senza preavviso, oppure risolvere i cambiamenti di programma dell’ultimo minuto. Lei si muove velocemente e sa esattamente dove mettere le mani per tirar fuori da un cassetto o dall’anta di un armadio il pezzo che manca o il costume che serve.

Non è moda, è arte. L’inevitabile conseguenza è che nascesse in me il desiderio di farle una intervista, per farmi raccontare da dove viene, come è arrivata li, quanti spettacoli ha gestito, quanti costumi ha realizzato e come ha vissuto questa sua esperienza. Finalmente siamo riuscite a incontrarci una mattina. Sabrina ha ritagliato uno spazio e un momento e ci siamo messe a chiacchierare. Ho fatto delle domande e ve le lascio qui senza commentare, lo lascio fare a voi.

Sabrina, è qualche tempo che ti osservo e ammiro la tua abilità di gestire questa sartoria. Sono curiosa di sapere da dove vieni e se è sempre stato questo il tuo lavoro

“Sono nata a Palermo e quest’anno faccio la bellezza di 64 anni, perciò sono nata nel 1958. Nella mia famiglia ero la femmina di 4 figli. Al tempo della seconda guerra mondiale, la mia bisnonna aveva un atelier di moda e una scuola di sartoria. Mi ricordo che attorno ai tavoli c’erano le ragazze che lavoravano. Le sue figlie, fra cui mia nonna sono state tutte introdotte alla sartoria. Una mia zia faceva la figurinista, lavorava con gli acquarelli. Io adoravo quelle silhouette che disegnava e poi ci metteva i colori. Mia nonna, che era sarta, con quei disegni preparava i modelli che poi le lavoranti confezionavano. Un’altra mia zia era modista. Io ero affascinata da questo mondo ma mai avrei immaginato che avrei poi percorso la strada della sartoria”.

Non hai seguito la tradizione? 

“Ho studiato al liceo scientifico e nei miei progetti di giovane ragazza volevo diventare dapprima insegnante di ginnastica e successivamente avrei voluto fare la hostess di volo. Non avevo in mente nulla che riguardasse la sartoria” – Ridiamo entrambe, poggiando le mani sul tavolo da lavoro della sartoria.

Ma quando è stato che la sartoria ha fatto capolino nella tua vita? 

“Mio padre era andato in pensione e aveva preso in gestione un piccolo circolo del tennis a Terasini, in provincia di Palermo, io curavo la Club House come organizzatrice sportiva. Agli inizi degli anni ‘80’ ho iniziato a lavorare in un villaggio turistico e la mia vita ha preso una svolta. Dopo qualche anno sono stata ingaggiata da un’agenzia di animazione e ho iniziato a girare anche d’estate come animatrice nei vari villaggi. Nel settore dell’animazione entri come animatrice ma poi ti trovi a fare di tutto. Ero curiosa e sono presto passata ad aiutare alla scenografia e all’organizzazione. A quel tempo, nel 1988, ho conosciuto mio marito Mauro. Con l’impegno sono passata ad essere responsabile. Organizzavo e mettevo in scena molte delle folli idee che mi suggeriva mio marito, che era una delle prime drag queen italiane”

È stato così che sei diventata costumista? 

“Mi ci stavo avviando, ma senza davvero saperlo ancora – E qui ride e mi dice –  Il primo costume che ho realizzato l’ho fatto copiando un capo d’abbigliamento, un pantalone. L’ho scucito, appoggiato sul tessuto e l’ho riprodotto. Al primo tentativo mi venne un pantalone con due gambe uguali. Lavoravo con un Singer di plastica così – e mi fa segno con gli indici di quelli che non sono neanche 25 cm. – Un giocattolo, che avevo pagato tipo 50.000 lire, e lei viaggiava con me e ho cucito tutto con quella. È iniziata così e per fortuna l’inventiva non mi manca. Quanti costumi ho cucito con quella. Nel 2000 ci siamo trasferiti a Bologna e abbiamo preso in gestione un centro congressi, fino al 2004. Mi arrivavano i programmi delle serate con la richiesta dei costumi da preparare e da mandare nei vari villaggi. A Bologna c’era un bel gruppo di Drag Queen e mettendo a frutto la mia esperienza ho iniziato a realizzare i costumi per la Drag bolognesi”

Come sei arrivata qui a Desenzano all’Art Club?

“Mio marito che lavorava come Drag Queen famosa su Bologna, venne a fare qualche serata come ospite nel locale Art Club, faceva una serata al mese. Finché nel 2010 il locale Art si trasferì in spazi più grandi. A quel punto venne creato anche il team di gestione degli spettacoli, che prima non c’era. Madame Sìsì pensò al mio maritino come direttore artistico e a me chiese di diventare la costumista, visto che aveva apprezzato i costumi che Mauro aveva portato in scena”

Quindi la sartoria dell’Art Club è nata con te?

“Sì, è nata con me. All’inizio ero spaesata per l’ambiente, venivo in una struttura dove c’era un gruppo di Drag Queen già costituito, e io in confronto a loro ero già anziana. Mio marito Mauro aveva anche forse preso il posto di qualcun altro con qualche mira per il posto di direttore artistico. Mi guardavano strano, come per chiedermi cosa ero venuta a fare. Non lo hanno mai detto chiaramente ma lo sguardo era quello. Poi però sono diventata la mamma di tutte”

Come sono nati gli spettacoli? 

“ Prima del 2010 il locale aveva solo delle scalette musicali, delle parodie per ogni drag queen. Un giorno mio marito ha avuto la brillante idea di creare degli spettacoli un po’ come si faceva nei villaggi turistici. D’altronde, disse, avevamo il palco, la sartoria e fuori c’era un cartello con scritto Art Club Musical Theatre. Coì abbiamo iniziato e durante gli spettacoli ci siamo inventati anche di inserire i clienti abituali come parte dello show, così come nei villaggi, in questo modo sul palco aumentavano via via le persone e il pubblico era sempre più coinvolto. E’ così ch sono nati gli spettacoli, nel 2011 sono iniziate le serate a tema, come per esempio la parodia di Non è la Rai, poi anche Chicago o il Burlesque, ma abbiamo fatto anche spettacoli come Le Garibaldine o X Factor.”

Chissà quanti costumi hai preparato. Quale è stata la lavorazione più difficile da realizzare? 

“Il Re Leone che è stato messo in scena la prima volta nel 2018. In quello spettacolo ho dovuto lavorare anche con cartapesta per preparare le teste degli animali. E’ uno dei musical che più adoro, che ho avuto la fortuna di vedere a Broadway e con un cast eccezionale”.

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Madagascar @Art Club Disco

Questa me la devi raccontare, sei andata a New York a vedere il musical? 

“Ma non solo, ne ho visti tanti anche a Londra. Prima di venire qui, quando seguivo i villaggi io qualche altro staff, sia per diletto che per lavoro partivamo per andare a vedere gli spettacoli a Londra. Ci divertivamo moltissimo. Facevamo una settimana a vedere due musical al giorno e il resto del tempo lo passavamo in negozi come Virgin Record e Tower, a fare incetta di dischi o cassette per poi montare gli spettacoli dei villaggi. Li compravamo lì perché a quei tempi quei pochi che arrivavano in Italia costavano troppo. Un anno io e mio marito andammo a trovare una amica che si era trasferita a New York, in quella occasione abbiamo visto Il Re Leone, Buzz e Aladino. Abbiamo speso tanti soldi. Io ho pianto per la grandezza dei personaggi, la scenografia, i costumi…il Paradiso. All’uscita nel foyer ci siamo fermati a guardare un gruppo di ragazzi di un coro che hanno iniziato a cantare a cappella. Dai camerini sono usciti, mezzi truccati e mezzi no, gli attori e si sono uniti a loro. È stato emozionante, qualcosa che ti lascia il segno, ma chi glielo diceva a quelli di uscire e cantare a cappella coi ragazzini?” – Mentre racconta vedo una lacrima brillare dietro ai suoi occhiali . “Ecco perché poi realizzare il musical Il Re Leone qui è stato impegnativo, volevo dare ai nostri spettatori alcune delle emozioni che avevo provato io vedendolo a Broadway. Grazie a Madame Sìsì per il supporto con l’ingaggio di 10 bravissime Drag Queen, abbiamo messo in scena uno spettacolo stupendo, uno dei migliori che abbiamo mai realizzato. Era tutto curato nei minimi particolari, le musiche, le coreografie, i video, una cosa proprio bella. Ci sono volute quasi 3 settimane di lavoro per realizzare i costumi. Lo spettacolo lo abbiamo fatto di nuovo di recente quest’anno”.

Quindi realizzi anche accessori e lavori con altri materiali oltre al tessuto? 

“Mi occupo anche di alcune parti della scenografia. Tutto quello che si può costruire con cartone, plastica e altri materiali di riciclo. Per esempio l’omino di latta del Mago di Oz l’ho realizzato con un riflettore di calore di quelli che si mettono dietro ai termosifoni. Tutto si trasforma, un vestito può diventare una gonna, un top o altro. Fino a quando c’è possibilità di creare un costume con quel pezzo io lo faccio. Se butto qualcosa è perché proprio ormai è distrutto, e ti dirò che mi capita che poi mi serve, però devo fare delle scelte perché tutto non ci sta in sartoria. Ho sempre lavorato con materiali di riciclo come le tende smesse , le tappezzerie o le lenzuola.”

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Il Mago di Oz @Art Club Disco

Ci sono altri spettacoli che ti sono rimasti impressi, che ami di più? 

“Sono tutte creature mie. È stato appassionante anche fare i costumi per Priscilla La regina del deserto, dove ho dovuto riprodurre i costumi del film.”

Ma come avviene la creazione di uno spettacolo? 

“ Parte una idea dalla responsabile degli spettacoli, ma anche da qualche drag queen a volte, da quella idea poi si pensa alla storia, alle musiche, le scenografie e ai costumi che servono”

Cosa è cambiato nel tuo lavoro durante gli anni?

“Una volta gli spettacoli duravano più a lungo, avevi modo di raccontare bene la storia, la gente era partecipe e stava attenta. Abbiamo potuto spaziare fra commedie come l’Aida, la Divina Commedia, la Bella Addormentata, Giulietta e Romeo e tanti altri, tutti in versione Drag Queen. Dall’opera, al musical, alla storia, l’operetta, abbiamo fatto veramente di tutto. Anche la serie televisiva i Simpson o la parodia di Uomini e Donne o L’Isola dei Famosi e anche la famiglia Windsor. Tutto ciò che può essere parodiato, ironizzato. Una volta avevamo molte persone sopra i 30 anni. Oggi il pubblico che frequenta la discoteca è cambiato, sono più giovani e i tempi si sono accorciati, più di 10/15 minuti non ti seguono, di conseguenza sono cambiati anche gli spettacoli. Bisogna concentrare tutto in meno tempo, ma non è solo quello, bisogna anche scegliere le musiche che loro conoscono, quindi siamo limitati ai testi contemporanei. Prima gli spettacoli si facevano con pezzi musicali famosi e senza tempo, oggi dobbiamo trovare le canzoni famose del momento in italiano che siano adatte al personaggio”

C’è qualche atmosfera o sentimento particolare che ti senti di raccontare che è maggiormente presente durante le serate o la realizzazione dei costumi?

“ Che adoro quello che faccio, adoro fare i costumi, la parte più bella. Ad esempio quando ho fatto il tavolo di sushi ho guardato tantissime foto per capire perché a me il sushi non piace e non lo mangio mai. Poi quando ho capito come dovevo farlo mi sono ingegnata. Ho usato di tutto anche la gomma piuma, i sassolini colorati e le piante dell’acquario. Oppure quando ho realizzato il costume del circo, stile Fellini nel 2017. Ho preparato anche una gonna a tendone di circo. Questi sono i lavori che mi coinvolgono molto, dove c’è da ingegnarsi”.

 

Potremmo andare avanti per ore, mi dice che metteranno in scena tanti spettacoli impegnativi. Nel frattempo entrano persone, cercano cose, lei deve riprendere a lavorare. Rimango ancora un po’ nei paraggi prima di salutare e uscire.

Fra un costume e l’altro ho conosciuto Sabrina Lopes, che mi ha raccontato la storia della sua carriera di costumista regalandomi qualche memoria. Io sono arrivata all’Art nel 2017 e l’ambiente, gli spettacoli, la padrona di casa Madame Sìsì e lo staff mi hanno subito catturata e affascinata. Ho visto lo spettacolo del circo ed ero incantata. La musica, le luci e la scenografia sono stati eccellenti e l’atmosfera parodiata ma felliniana era stata riprodotta.

Ho visto tanti altri spettacoli che mi sono piaciuti molto e vi invito a visitare il sito web ufficiale dell’ Art Club Disco e sfogliare la gallery, dove troverete splendide foto degli show passati, con i costumi realizzati da Sabrina. Il mondo dello spettacolo mi fa sentire viva, emi sento davvero fortunata!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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